giovedì 14 marzo 2013

A Sailing Family

Può la barca vela essere un mezzo per migliorare la comunicazione e i rapporti familiari?

Generalmente quando si pensa alla famiglia in barca a vela si pensa si a belle immagini di persone sorridenti, bambini che si tuffano in mare, giochi e relax immersi in scenari mozzafiato e in acque cristalline. Ma questo è solo un aspetto propagandistico della vela e spesso la realtà è differente.

Nella fattispecie la barca a vela regala alle famiglie poco relax e molti pensieri e discussioni.. Ma questo è un aspetto più legato al possedere una barca piuttosto che al viverla.

Ritorniamo allora alla domanda iniziale: Può la vela essere un collante per la famiglia?

Io e Carlotta crediamo di si! Ma come?

Facciamo un passo indietro..

Io sono un appassionato di vela e di mare e quello che mi affascina di questo mondo è il contatto con la natura, il mettersi alla prova e soprattutto il fatto che quando veleggio vengono fuori le mie reali emozioni e che quando siamo in equipaggio tutti lavoriamo per un solo scopo comune, e pur esistendo in barca le varie regole e gerarchie, tutti ci sentiamo appartenenti a qualcosa di comune e condiviso.

Carlotta è una formatrice specializzata nella tecnica dell' outdoor, metodica che si svolge all'aperto, immersi nella natura e dove i partecipanti vengono coinvolti in un esperienza che ne esalta le abilità e le emozioni e dove si facilita l'appartenenza ad un gruppo al fine di raggiungere un obiettivo comune.

Quindi barca ed outdoor hanno molti punti in comune ed infatti spessissimo la barca a vela viene utilizzata dai trainer come scenario ideale per queste esperienze. Solo che questa tecnica generalmente è rivolta ad aziende e a team di lavoro con lo scopo di affinare le capacità comunicative, di relazione e di lavoro di gruppo.

Ma a pensarci bene la famiglia è come una micro azienda dove al posto dei colleghi ci sono i parenti, al posto del direttore generale ci sono i genitori e al posto dei dipendenti i figli. Se ci pensiamo bene in famiglia come in azienda ci sono obiettivi da raggiungere come mandare i figli all'università, cambiare la macchina o molto più semplicemente essere felici.

Quello che io e Ka abbiamo voluto fare è stato pensare di adattare la tecnica outdoor e la barca a vela per progettare un esperienza che fosse adatta ad una famiglia e che avesse come obiettivo la comunicazione tra gli individui. Infatti in tempi cupi come questi spesso lo stress, gli impegni e il lavoro portano via sempre più tempo alla comunicazione tra i componenti della famiglia e spesso questo è alla base di litigi ed incomprensioni.

Quello che abbiamo fatto è stato progettare una giornata di vela molto particolare (non rivelo i dettagli) che ha portato i partecipanti a confrontarsi tra loro ed a raggiungere un alto livello di comunicazione, che a loro dire, è stato molto positivo e li ha portati ad iniziare un percorso di riavvicinamento e ad affinare i loro momenti insieme.

Cavie del nostro esperimento sono stati Chiara e Andrea ai quali va tutto il nostro affetto e la nostra gratitudine.




Non so se questa attività sfocerà in un lavoro o se rimarrà un semplice diletto, so solo che ci siamo divertiti un mondo e che sicuramente ripeteremo l'esperienza con chi vorrà sperimentarla.

W la vela e w la famiglia


1 commento:

  1. Mi hai fatto sorridere andando indietro nei ricordi. Dalle foto che spesso metto nel blog non si sentono le urla e i ....zo, specialmente Tommaso che in barca fa sempre l'icacch....to e pretende di comandare tutti trattandoli da stupidi.
    Credo che al Trasimeno oramai ci conoscano tutti dalle urla che escono dalla nostra barca, forse è anche una forma di sfogo come quella che hanno i tennisti quando urlano nei loro campi.
    Però è verissimo quello che dici, in barca abbiamo parlato di tutto, della scuola, delle paghette, degli amici, del lavoro, in barca abbiamo preso molte delle decisioni importanti della nostra vita. I nostri figli hanno ottenuto gran parte dei loro diritti successivamente alle discussioni, o colloqui, che abbiamo avuto in barca. In barca ci hanno detto quale facoltà intendevano prendere.
    Da babbo, e sbagliando, una volta le ho anche date alla Rachele che mi aveva risposto male. Dopo quella volta, e in un'altra discussione che avemmo in casa, capì che le botte non servono a nulla, anzi sono controproducenti. Il babbo geloso con la figlia è un classico della psicologia, ma ci ho messo poco a capirlo.
    Devo dire che con Elena da soli ora siamo un po' più tranquilli e anche se non lo vogliamo ammettere quei due pestiferi ci mancano ogni volta sempre di più.

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