Domenica scorsa siamo usciti per tentare di partecipare alla seconda regata del campionato intercircoli. . Mi sto riprendendo solo adesso!
È stata sicuramente una delle peggiori uscite a vela della mia vita: mare grosso, diluvio universale e nebbia! Tanta nebbia al punto che ci siamo ritrovati spersi in mezzo al mare senza nessun riferimento. . Soli senza barche intorno e senza gps (pile scariche tanto per cambiare) ci siamo affidati alla cara vecchia bussola per rientrare.
Anche se non eravamo molto lontani dalla costa abbiamo navigato per quasi un ora senza vedere niente e anche se la bussola non sbaglia mai, l idea di aver cannato la rotta ci è rimasta silenziosamente nelle teste fino a che non abbiamo intravisto la diga foranea foriera di salvezza. Il tutto ovviamente sotto l incessante diluvio che ha messo a dura prova la nostra resistenza e ancor di piu il mio sistema immunitario.
Risultati della giornata: regata (ovviamente) annullata per scarsa visibilità, barca completamente allagata e febbre per 5 giorni..
La prossima volta che piove fingo di avere un impegno!!
Ah.. a proposito. . L unico che si è scampato la giornataccia è Paolino che ha millantato strani impegni.. voto 0!!!
Può la barca vela essere un mezzo per migliorare la comunicazione e i rapporti familiari?
Generalmente quando si pensa alla famiglia in barca a vela si pensa si a belle immagini di persone sorridenti, bambini che si tuffano in mare, giochi e relax immersi in scenari mozzafiato e in acque cristalline. Ma questo è solo un aspetto propagandistico della vela e spesso la realtà è differente.
Nella fattispecie la barca a vela regala alle famiglie poco relax e molti pensieri e discussioni.. Ma questo è un aspetto più legato al possedere una barca piuttosto che al viverla.
Ritorniamo allora alla domanda iniziale: Può la vela essere un collante per la famiglia?
Io e Carlotta crediamo di si! Ma come?
Facciamo un passo indietro..
Io sono un appassionato di vela e di mare e quello che mi affascina di questo mondo è il contatto con la natura, il mettersi alla prova e soprattutto il fatto che quando veleggio vengono fuori le mie reali emozioni e che quando siamo in equipaggio tutti lavoriamo per un solo scopo comune, e pur esistendo in barca le varie regole e gerarchie, tutti ci sentiamo appartenenti a qualcosa di comune e condiviso.
Carlotta è una formatrice specializzata nella tecnica dell' outdoor, metodica che si svolge all'aperto, immersi nella natura e dove i partecipanti vengono coinvolti in un esperienza che ne esalta le abilità e le emozioni e dove si facilita l'appartenenza ad un gruppo al fine di raggiungere un obiettivo comune.
Quindi barca ed outdoor hanno molti punti in comune ed infatti spessissimo la barca a vela viene utilizzata dai trainer come scenario ideale per queste esperienze. Solo che questa tecnica generalmente è rivolta ad aziende e a team di lavoro con lo scopo di affinare le capacità comunicative, di relazione e di lavoro di gruppo.
Ma a pensarci bene la famiglia è come una micro azienda dove al posto dei colleghi ci sono i parenti, al posto del direttore generale ci sono i genitori e al posto dei dipendenti i figli. Se ci pensiamo bene in famiglia come in azienda ci sono obiettivi da raggiungere come mandare i figli all'università, cambiare la macchina o molto più semplicemente essere felici.
Quello che io e Ka abbiamo voluto fare è stato pensare di adattare la tecnica outdoor e la barca a vela per progettare un esperienza che fosse adatta ad una famiglia e che avesse come obiettivo la comunicazione tra gli individui. Infatti in tempi cupi come questi spesso lo stress, gli impegni e il lavoro portano via sempre più tempo alla comunicazione tra i componenti della famiglia e spesso questo è alla base di litigi ed incomprensioni.
Quello che abbiamo fatto è stato progettare una giornata di vela molto particolare (non rivelo i dettagli) che ha portato i partecipanti a confrontarsi tra loro ed a raggiungere un alto livello di comunicazione, che a loro dire, è stato molto positivo e li ha portati ad iniziare un percorso di riavvicinamento e ad affinare i loro momenti insieme.
Cavie del nostro esperimento sono stati Chiara e Andrea ai quali va tutto il nostro affetto e la nostra gratitudine.
Non so se questa attività sfocerà in un lavoro o se rimarrà un semplice diletto, so solo che ci siamo divertiti un mondo e che sicuramente ripeteremo l'esperienza con chi vorrà sperimentarla.
Si è svolta domenica la prima regata degli intercircoli e sono state rispettate le attese.. almeno quelle del vento che è venuto a mancare proprio in concomitanza con la partenza.
Dopo un po' di attesa però è entrato un venticello da sud che ci ha comunque permesso di partire e regatare.
Certo non una regata entusiasmante (il vento era davvero poco) ma comunque molto piacevole!
Mi hanno detto che una barca senza il nome porta sfortuna. . Ma non mi avevano detto che attaccarlo sullo scafo è un operazione al limite dell esaurimento nervoso!!
Sono abbastanza bravo con le mani ma è stata una delle cose piu difficili che io abbia mai fatto su una barca. . Pezzi di lettera da tutte le parti e l adesivo che non voleva saperne di trasferire il nome sullo scafo.. risultato: la E attaccata storta.
Niente però che una nuova lettera, una buona dose di pazienza e qualche goccia di lexotan non possano rimediare.
P.s. oggi devo attacare il numero velico sulla randa.. mi sento male!
P.p.s. ora che ci penso anche da piccolo gli album di figurine non erano il mio forte! Forse gli adesivi non fanno per me!!